mercoledì 11 aprile 2012

Considerazioni sull'articolo 18 e la produttività

La riforma del mercato del lavoro presentata dal Ministro del Lavoro e approvata dal Governo si propone di "realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità”.

Tra gli interventi individuati per raggiungere tali obiettivi, come è ormai stranoto, vi è l'adeguamento che disciplina il licenziamento individuale per alcuni specifici motivi oggettivi alle esigenze dettate dal mutato (rispetto a cosa e quando?) contesto di riferimento, ovvero la modifica dell'articolo 18.


Siccome in Italia già adesso esistono categorie di imprese e di lavoratori a cui non si applica l'articolo 18, ovvero le imprese con meno di 15 dipendenti (circa il 95% che corrisponde a circa il 47% degli occupati nel settore privato), se l'eliminazione (o la neutralizzazione) dell'articolo 18 fosse veramente un fattore deterimante per la crescita - come sostengono i famosi mercati - queste imprese dovrebbero godere di un vantaggio competitivo rispetto alle imprese più grandi e quindi, a parità di altri fattori, dovrebbero (almeno statisticamente) presentare indicatori di crescita e di creazione del valore aggiunto per occupato maggiori rispetto a quelli delle imprese di maggiori dimensioni.


Vediamo se è vero.


Secondo i dati disponibili dell’ISTAT pubblicati nel 2009 e relativi al 2007 (purtroppo sul sito dell’ISTAT non sono disponibili dati più recenti con l’analisi dei conti economici rispetto alla dimensione delle aziende), le microimprese con meno di 10 addetti rappresentano il 94,75 per cento del totale. In esse si concentra il 47,35 per cento degli addetti, il 25,09 per cento dei dipendenti, il 27,15 per cento del fatturato ed il 32,47 per cento del valore aggiunto. All’opposto, le imprese di maggiori dimensioni (con 250 e più addetti) sono appena 3.418; assorbono il 18,55 per cento del totale degli addetti, con il 27,62 per cento dei dipendenti e realizzano il 28,26 per cento del valore aggiunto complessivo. La produttività nominale del lavoro, misurata dal valore aggiunto per addetto, è pari in media 42,38 mila euro, in aumento rispetto al 2004 (era 37,9 mila euro). Nelle imprese con meno di 10 addetti il valore di questo indicatore è 29100 Euro, circa il 45 per cento di quello delle imprese con almeno 250 addetti (64600 euro). Meno della metà!


Dati sulla produttività 2007

Dimensione Imprese Addetti Investimenti fissi Fatturato Valore aggiunto Val Agg / Addetto (Euro)
1-9 94,75% 47,35% 29,98% 27,15% 32,47% 29065
10-19 3,37% 11,46% 7,81% 11,26% 11,62% 42986
20-49 1,29% 10,01% 10,03% 12,19% 11,60% 49094
50-249 0,50% 12,63% 17,05% 19,98% 16,05% 53862
250 + 0,08% 18,55% 35,12% 29,42% 28,26% 64575
Totale 100,00% 100,00% 100,00%100,00%100,00%42383



E’ ovvio che i fattori che determinano questi valori sono molteplici e non tutti identificabili, ma se l’articolo 18 fosse un ostacolo alla produttività e alla crescita dovrebbe in qualche modo emergere dai dati. Invece, dove si applica l’articolo 18 la produttività (o meglio redditività) è maggiore rispetto a dove non si applica! Se mai l’articolo 18 avesse una qualche incidenza sulla generazione della richezza complessiva, ce l’avrebbe in maniera esattamente opposta a quella ipotizzata dal Governo.


In modo analogo, possiamo analizzare la produttività delle economie nazionali rispetto al grado di protezione dei lavoratori dai licenziamenti. L’OCSE fornisce un indice complessivo di tale misura, che tiene conto della protezione complessiva (quindi anche gli ammortizzatori sociali previsiti) dei lavoratori dai licenziamenti individuali o collettivi.


Dal sito dell’Eurostat abbiamo il confronto tra la produttività (dati del 2008) dei Paesi europei e di alcuni Paesi extraeuropei fatto 100 il valore della produttività media per Addetto nell’Unione Europea. Abbiamo riportato in questa tabella solo i dati dei Paesi presenti in entrambe le fonti.



Confronto tra produttività e protezione dei lavoratori (dati 2008)

Paese Indice OCSE di protezione dei lavoratori Produttività per addetto (fatto 100 la media EU)
Austria 2.41 116.50
Belgium 2.61 126.80
Czech Republic 2.32 74.00
Denmark 1.91 105.80
Estonia 2.39 66
Finland 2.29 113.30
France 3.00 116.1
Germany 2.63 107.90
Greece 2.97 97.9
Hungary 2.11 70.90
Ireland 2.38 128.6
Italy 2.58 112.90
Luxembourg 3.39 178.1
Netherlands 2.23 115.40
Norway 2.65 159.8
Poland 2.41 62.30
Portugal 2.84 73.5
Slovak Republic2.13 79.70
Slovenia 2.76 83.8
Spain 3.11 104.30
Sweden 2.06 114.2
United Kingdom 1.09 106.80
Iceland 2.11 100.9
Japan 1.73 95.40
Switzerland 1.77 110.5
Turkey 3.46 65.90
United States 0.85 138.2




Disponendo questi dati su un grafico, ponendo sull'asse delle ascisse l'indice di protezione e su quello delle ordinate l'indice di produttività, possiamo constatare
quanto sia difficile identificare un andamento o una qualche regolarità tra le due grandezze analizzate. Ci sono paesi con basso indice di protezione e alta produttività,
paesi con bassa protezione e bassa produttività, paesi con alta protezione e bassa produttivtà e altri paesi ancora con alta protezione e alta produttività.




La correlazione tra queste due serie di dati è –0,0123, ovvero i due fenomeni non sono correlati. Considerando solo i paesi europei la correlazione è 0,28, ovvero esiste una debole correlazione tra protezione dei lavoratori e produttività... ma nel senso opposto a quello immaginato dai nostri bravi “tecnici” al Governo!



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Riferimenti: